un punto alla volta

… un filo alla volta. Per ricucire, per creare, per meditare.

Questa è la mia nuova passione. Non dico l’ultima, perché nel frattempo so che ne sto già covando di nuove. Ma ora è questo che faccio, a casa, nei momenti di silenzio. Prendo ago e filo, nero. Una tela. La mia preferita è un banale cencio della nonna. E ci cucio disegni e parole che parlano di me.

E’ iniziato tutto in lock down, ma in realtà è iniziato anni fa, al Teatro Biblioteca Quarticciolo, quando grazie a Barbara della Polla ho conosciuto Maria Lai, artista sarda con una grande sensibilità, che creava arte con quanto trovava, fili e tessuti in particolare. A gennaio di quest’anno sono andata a vedere una mostra dedicata a lei. Il cuore mi esplodeva.

NON IMPORTA SE NON CAPISCI, SEGUI IL RITMO (Maria Lai)

Sono parole che mi rimbombano in testa ogni giorno, ogni volta che non capisco cosa sta succedendo. Vado avanti, seguo il ritmo. Così ho fatto a marzo: chiusa in casa, ho preso ago e filo per cucire un buco nella tasca della giacca. E poi tutto è proseguito in modo naturale: ho preso una borsa di tela, l’ho tagliata e ho c’ho scritto la poesia di Mariangela Gualetieri, “Nove Marzo Duemilaventi” e ho ricucito le parole.
In questi mesi ho cucito cuori, con frasi di poesie, ispirate dalle persone che amo. Ma in realtà, stavo ricucendo il mio di cuore. E lo faccio ogni giorno. Lentamente. Un passo alla volta.

PRENDI IL TUO CUORE SPEZZATO E FANNE UN ARTE (Carrie Fisher)

Nel mio ultimo articolo parlavo di “cicatrici”. Nel confronto con alcune lettrici (oddio, che emozione sapere che qualcuno legge queste mie righe!) ci siamo chieste che cosa sono queste cicatrici: segno del male che abbiamo subito, o di quello che abbiamo arrecato noi?

Vittime e carnefici.

Io so di aver fatto del male, e so di averne subito tanto. Ma riconosco che spesso è stato frutto della fragilità. Ho chiesto scusa a chi ho ferito e ho cercato di regalare il perdono a chi mi ha fatto del male. Sono andata avanti, sto andando avanti. Ora cerco di essere più delicata. Verso gli altri e verso me stessa.

La maggior parte delle volte è delusione. Delusione per le aspettative infrante e i sogni disillusi. Perché ad ogni incontro, ad ogni lavoro, ad ogni viaggio, ci aspettiamo che tutto vada come vorremmo noi.
Allora cucio. Cucio il mio cuore. Cucio insieme i miei pensieri. Cerco il filo della matassa. Questo blog è nato proprio per dire ad alta voce, e a me stessa, che va bene così. Va bene uscire da sola. Va bene essere forte e pensare a me stessa. Va bene se in alcuni momenti ci sentiamo a pezzi. Non è nostra la responsabilità delle cose ci accadono, ma è nostra la responsabilità di come reagiamo. Continuare ad essere “vittime” non ci farà guarire.

Io reagisco così ai momenti di solitudine. Sorridendo. A prescindere, sorrido. E ora cucio. Ogni punto è un passo nel vuoto. Hai un disegno da seguire, ma devi concentrarti per andare nel verso giusto. Per quanti progetti fai prima, disegni, bozzetti, il risultato finale è un mistero. Se cambi filo, stoffa, è come ricominciare ogni volta d’accapo. Eppure il finale è sorprendente!

Ho tre spiriti guida: Maria Lai, Mariangela Gualtieri e Chandra Livia Candiani. Oggi Penelope vuole salutarvi con una poesia di quest’ultima:

Dove ti sei perduta
da quale dove non torni,
assediata
bruci senza origine.
Questo fuoco
deve trovare le sue parole
pronunciare condizioni
di smarrimento dire:
“Sei l’unica me che ho
torna a casa”

L’importante è fare il primo passo, mettere il primo punto. Soprattutto in questo periodo di grande incertezza, in cui nulla dipende da noi. Seguiamo il ritmo…

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