… ci sono cose in un silenzio…

... che non mi aspettavo mai…

9 aprile 2020.
Da un mese sono forzatamente chiusa in casa, obbligata da tale “Covid-19”.

Penelope non esce più. E’ una quarantenne in quarantena.
Lei e tutto il resto del Mondo.

Sono a Roma. Abbraccio solo i miei gatti. Parlo con il mondo attraverso il cellulare. Suono l’ukulele. Non ho mai iniziato a studiare inglese (era il primo proposito che avevo fatto!). Cucino nuove ricette per me e la mia coinquilina. Ho ripreso a fare yoga. Novità: non pianifico più nulla!

Spero di non dover mai incontrare, di persona, questo Covid-19! Anche se è già presente nelle nostre vite più di quanto vorremmo, e ci dovremo convivere a lungo. Si è preso il nostro tempo, i nostri cari… mi auguro non i nostri sogni, la nostra voglia di vivere.

Non sopporto chi definisce tutto questo una “guerra”.
Io non mi sento in guerra. Mi sento piuttosto in un tempo sospeso, in un presente che ci sta chiedendo di essere lucidi, sul pezzo.
Nelle rare volte in cui esco di casa sento una sorte di dissonanza. E’ come se ci sforzassimo di far si che tutto prosegua nella “normalità”, ma cosa possiamo definire “normale”?? Soprattutto in questo periodo?
Il mondo va avanti. La Primavera è arrivata nonostante noi. E questa, ORA, è la nostra vita.
Si, quella vita che avevamo reso frenetica, che ci voleva sempre pronti, brillanti. E’ sempre lei, e noi siamo sempre i protagonisti. Non possiamo delegare nessuno, niente ferie o vacanze. Questa pandemia va affrontata con la mascherina sul volto, i guanti, gli occhi e i cuori aperti.
Tutta la nostra umanità è chiamata a rapporto: non si può abbassare la guardia. La vita, che ha più fantasia di noi, nel momento più inatteso è esplosa e ci ha chiusi in casa a vivere.

ORA. In questo momento. Da un mese a questa parte. Per i prossimi mesi.
Lo avremo capito che niente dipende da noi?
Sempre presi a fare progetti, a organizzare… io ne ho fatto anche un lavoro!
Ma adesso ci troviamo veramente a fare i conti, finalmente, con quanto abbiamo seminato finora e a capire se e come continuare a prendercene cura.

Dice, di questi giorni, Livia Chandra Candiani:
“Questo tempo di fermo obbligato è la quintessenza dell’osservazione di cosa sto facendo della mia esistenza, di quello che conta e di quello che è superfluo, delle relazioni buone e di quelle che non nutrono o fanno danno. Di come ricevo il mondo e di cosa gli porto in dono.”


Io mi sto rendendo conto che sono in un punto che è realmente il frutto di scelte fatte in passato. Ho un bagaglio di strumenti, conoscenze, rapporti, che mi stanno aiutando ad affrontare questa pandemia, e sento che ne sto trovando di nuovi. Quindi, quanto è importante questo momento?

ORA:
Osservo
Respiro
Accolgo

Niente di più.
Questa è l’accettazione.
Non serve capire.
Bisogna solo seguire il ritmo.
Starci dentro.
Usciti di casa avremo una sola cosa: noi stessi. Cosa porteremo fuori? Chi saremo?

Io in questa ri-esistenza ci credo! Fortemente!

Ne ho già scritto per ÀP, Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti (qui, per chi fosse curioso).
Sento già un nuovo battito in petto. Ritrovo i veri amori, quelli che sono ancora parte di me, a prescindere da “come sono andati a finire” , e non parlo solo di uomini, ma di amicizie, luoghi, sogni. Tutti qui, con me. Ed è da loro che riparto.

A distanza di un mese, finalmente la vedo la mia vita, la morsa in cui ci siamo chiusi. Avevamo la libertà e il tempo… in realtà non eravamo veramente liberi e non avevamo il tempo per crescere, per conoscere e farci conoscere, cucinare, pensare, prenderci cura di noi stessi e di chi amiamo, della nostra casa, della nostra anima, del nostro spirito.
Mi sembra di soffocare a ripensarci.

Lo dico: mi sento grata per questo periodo. Del “dopo” che seguirà questa pandemia. Non fraintendetemi, non sono “felice”. Perché mi manca da morire l’abbraccio di mia madre e di mio padre, mia sorella, il mare, il teatro. Perché in questo momento sono in cassa integrazione, e uscirò da qui da disoccupata. Doveva essere il mio momento di rilancio, vivere i favolosi 20+20, l’età più bella per una donna! Invece… sono fisicamente bloccata in casa. Senza una prospettiva.
Ma vi assicuro che la mia mente sta viaggiando più veloce della luce.
Mi sto permettendo di pensare, ragionare, osservare, scrivere, suonare, conoscermi, conoscere chi ho accanto.

Ho fiducia nel fatto che se tutti noi ci abbandoniamo a questo tempo, senza opporre resistenza, se ci stiamo dentro, il nostro presente sarà migliore. E ricordiamocelo: il futuro sta nascendo ORA.

Non dimentichiamo che questo periodo sospeso sta facendo emergere il bello e il brutto che si nasconde dentro ognuno di noi.
Allora io ho deciso di riscoprire le mie doti e provare a correggere i lati oscuri.

Non lo voglio dimenticare questo momento. Per questo ho cucito un arazzo che porterò per sempre con me.

Ci sono le parole di Mariangela Gualtieri. Nessuno meglio di lei ha saputo dare un senso a questo periodo insensato. Parole eterne, che devono ricordarci che siamo parte di un universo che ha le sue regole, tutto è collegato, e questo tempo ha sicuramente la sua funzione. Non solo quella di bloccare un virus: io mi auguro anche quella di farci tornare ad accarezzare il Mondo con un tocco consapevole.

Questo è un inizio. Vero.
Una ri-esistenza.
Senza fretta, senza ansia…. qualcosa in noi è già cambiato.
Respiriamo.
Continuiamo il nostro percorso.
Da soli… ma insieme!

Coltiviamo la malinconia per le cose che amiamo fare veramente, per chi amiamo veramente. Presto potremo uscire… e correre verso di loro!