Questo “nuovo anno” (almeno in questi primi giorni!) sembra il 2020 mascherato. Sono anni che non faccio buoni propositi per il nuovo anno e mai come in questo periodo siamo ancora imbrigliati dal Covid e dalle modalità di non-vita che comporta essere in pandemia.
Negli ultimi giorni del calendario 2020 ho provato a fare una raccolta dei ricordi dei dodici mesi precedenti nella pagina facebook di Penelope. Perché credo sia importante uscire dalla narrazione collettiva che tende a semplificare le cose. Non possiamo archiviare il 2020 come “un anno da cancellare”. Io non cancello un bel niente! Anzi, credo che il modo con cui abbiamo affrontato un virus, che non dipende da noi, dica molto del nostro carattere e del nostro modo di vivere.
Nell’archivio 2020 spicca il mio viaggio in Brasile, nato per festeggiare i 20+20. Quarant’anni passati per lo più in quarantena… eppure sono arrivata a Rio De Janeiro e nei mesi tra un lockdown all’altro sono tonata a Stromboli, sono andata a Venezia (ho anche preso una gondola!), sono andata per la prima volta a Genova, tornata a Padova, Milano e nel mio amato Rifugio Falier! Nonostante la distanza, il calore e il supporto delle mie amiche, della mia famiglia, sono state fondamentali. E ho studiato. Di tutto, manca solo l’inglese, per il resto ho fatto lunghe sessioni di studio, ho anche preso un diploma in alta formazione. Ho iniziato a ricamare. Mi sono scoperta fragile, e l’ho detto, a voce alta. Ho avuto paura, e ne ho ancora tanta.
Ora che ho un’agenda nuova, non ho progetti chiari per il futuro. In cima c’è ancora lo studio dell’inglese (!!) e tanta determinazione a raggiungere l’unico obiettivo importante: ESSERE FELICE.
Mi sento fortunata. Ho superato il 2020, la mia famiglia sta bene.
Non dobbiamo però sottovalutare lo stress psicologico in cui ci troviamo costantemente. Meditare, riflettere, chiederci ogni momento “come sto?”. Credo il 2020 ci ha dato la grande possibilità di smettere di essere performativi. Che va bene anche essere fragili, andare piano.
La prima parola a cui ho dedicato il 2021 è CONSAPEVOLEZZA. Di noi, delle nostre azioni, dei nostri sentimenti, di chi abbiamo accanto.
La seconda è CRESCITA. Personale, umana.
Dal 2020 ho anche riacquistato un grande amore per la vita. Quindi voto il 2021 al vivere fino in fondo. Senza freni, “... fino allo scortico“, come dice la Maestra Mariangela Gualtieri.
Io sono solo stanca di essere arrabbiata. Eppure lo sono, perché sono in cassa integrazione e i soldi non arrivano, mi hanno trasformata in una mendicante mentre io sono una donna molto orgogliosa. Ma faccio un gesto di umiltà, e vado avanti. Sono arrabbiata perché c’è chi si approfitta di questo tempo per arricchirsi sulle spalle degli altri, per le ingiustizie. Sono arrabbiata per la violenza, soprattutto verso le donne e i deboli. Quindi devo trovare un modo per trasformare questa rabbia in qualcosa di costruttivo.
E auguro a tutti voi che leggete queste mie righe di avere con voi un bagaglio consono al nuovo anno, alleggerito dalle paturnie, problemi, zavorre e vampiri che vi hanno appesantito negli scorsi anni.
Vi saluto con un augurio firmato Chandra Livia Candiani:
Non voglio imparare a non aver paura, voglio imparare a tremare. Non voglio imparare a tacere, voglio assaporare il silenzio da cui ogni parola vera nasce. Non voglio imparare a non arrabbiarmi, voglio sentire il fuoco, circondarlo di trasparenza che illumini quello che gli altri mi stanno facendo e quello che posso fare io. Non voglio accettare, voglio accogliere e rispondere. Non voglio essere buona, voglio essere sveglia. Non voglio fare male, voglio dire: mi stai facendo male, smettila. Non voglio diventare migliore, voglio sorridere al mio peggio. Non voglio essere un’altra, voglio adottarmi tutta intera. Non voglio pacificare tutto, voglio esplorare la realtà anche quando fa male, voglio la verità di me. Non voglio insegnare, voglio accompagnare. Non è che voglio così, è che non posso fare altro