Le irragionevoli ragioni della politica (e del cuore)

Dopo quattro anni, ieri sono rientrata in uno dei miei luoghi del cuore… il Teatro Valle di Roma. Era il 10 agosto 2014. Un tuffo al cuore, nei sentimenti.
Come un esiliato che rientra furtivamente in Patria, di nascosto, per riabbracciare i suoi cari, stavolta Ulisse e non più Penelope. Sono entrata alla conferenza stampa di presentazione del progetto del Comune di Roma: “Interludio Valle”, una serie di eventi di riapertura parziale del Teatro tra la prima e la seconda fase dei lavori di ristrutturazione necessari per farlo tornare ad essere agibile.
Da quando ho deciso di andare, grazie alla segnalazione di Andrea Pocosgnich, l’unico che ne ha dato informazione dato che era un evento super blindato con camionette della Polizia e lista di ingresso… un solo pensiero mi è risuonato in testa:
E’ SOLO AMORE
E’ stato solo amore che ci ha fatto lottare per salvare da una speculazione e dalla brutta politica un teatro storico, simbolo del nostro lavoro e dell’arte. Che ci ha fatto mettere corpo e anima in una lotta. Che ci ha fatto prendere cura di uno spazio, pulire i bagni, passare l’aspirapolvere, fare riunioni interminabili, litigate, creare cose belle…. gratis. Un gratis che è stato ricambiato da energia, bellezza, senso di pienezza, perchè quello che facevamo aveva un senso, e non aveva bisogno di essere retribuito.
E’ solo amore che guida le irragionevoli motivazioni che ci fanno continuare a fare un lavoro masochista. Tra disperazione ed euforia.
Ed è stato solo per amore che ieri ho preso l’autobus (lo scooter ovviamente rotto… perchè lui è l’unico che mi capisce e sa quando deve fermarsi e lo fa per me, per farmi rallentare e donarmi momenti di riflessione) e sono entrata.
Il tempo sembrava non essere mai passato, immobile come l’orologio che è dipinto sopra il palco. E invece… era una vita fa.
Mi sono seduta su una poltrona, sotto quel lampadario e quel soffitto che ho sempre amato, e mi sono lasciata avvolgere da un abbraccio caldo, sincero. Sono sprofondata nei ricordi, vedevo visi, sentivo voci impressi nella memoria del cuore.
IMG_20180407_172059
Poi mi sono ripresa, e mi sono messa in ascolto. E ho sentito di progetti di apertura “temporanea”, di installazioni e non di spettacoli, perchè il teatro non è agibile, di soldi spesi per far riavere a quel luogo la sua “funzione pubblica” di luogo di cultura. Ma… qualcosa non mi torna. Perchè in questi tre anni, uscita da li, cacciata da li, ho invaso la città, il paese intero. Festival, compagnie, nuovi spazi che cercano di aprire. Penelope è uscita (sola!) e ha smesso di attendere un lavoro. uno spazio… se li sta creando da sola. Il Teatro Valle era e resta un simbolo, un luogo pieno di storia e di bellezza. Ma come dissi tre anni fa, non deve restare un’isola che non c’è. E se fuori dal suo foyer c’è una città che soffre non si può far finta che non sia così.
Invece, ecco la politica: facciamo vedere che il teatro è aperto, che è un luogo pubblico e attraversato. Pazienza se invece che teatro (che è la vera funzione dello spazio) ci facciamo mostre e incontri. Trasformiamolo nel salotto buono, uno specchio che rifletta un’immagine creata apposta per far vedere la nostra bellezza.
Ma se quello specchio fosse realmente interrogato, alla domanda “Teatro Valle, chi è il più bello del reame?” io sono sicura che lui non direbbe “IO” ma nominerebbe tutti quei teatri privati, gli spazi multidisciplinari, autogestiti, che con fatica ogni giorno portano avanti un vero lavoro su territori difficili e su una città che sta soffrendo, ma lo fanno con coraggio e follia. Con Amore. Nominerebbe le compagnie teatrali e gli artisti romani senza una sede che provano spettacoli nelle proprie cucine, nei garage. Nominerebbe chi ha lasciato questa città per creare e portare bellezza altrove, dove finalmente gli viene riconosciuto un valore.
Perchè è solo amore voler continuare a fare un lavoro in un ambiente e una città che non riconoscono una storia,  che ti prendono delle idee e dei progetti ma non ti coinvolgono nella realizzazione, che non ti pagano costringendoti a fare mille lavoretti per campare senza avere più le energie e il tempo per realizzare il tuo sogno.
Il Teatro Valle ha una storia. Si respira appena ci entri. E in questa storia ci sono anche tre anni di occupazione in cui si era creato un laboratorio di idee, in cui migliaia di persone lo hanno attraversato e lo hanno potuto vivere liberamente. Vederlo così, aperto e in bella mostra di sè ma senza una vera anima è doloroso.
E penso che la politica poteva concentrarsi e decidere di investire fuori. Cercare altri fondi e far tenere aperti più ore i teatri pubblici agibili che ci sono, ad esempio, e darli gratuitamente a compagnie e artisti romani. Far partire e ripartire progetti di sostegno per la cultura. Di salotti buoni e di vetrine in questa città ce ne sono già tante.
Il Teatro Valle deve risuonare di arte, risate, teatro, VITA. Diamogli il tempo di riprendersi, di tornare ad essere bello, agibile, e nel frattempo perchè non avviare dei progetti realmente condivisi da far convogliare li tra (speriamo!) tre anni???
Ho visto l’installazione. Un bellissimo sipario di Palladino, quadri di drammaturghi e le voci. Ho ascoltato a occhi chiusi la voce di Carmelo Bene. Voci del passato che risuonano in un luogo in cui veramente il tempo sembra non voler passare più, congelato da lavori di ristrutturazione e infiniti tempi della politica.
COME E’ TRISTE LA PRUDENZA
Sono uscita da lì rattristata. Scappo da un passato che si auto-celebra all’infinito. Investo nel futuro. E spero che il Teatro Valle torni presto a splendere, torni a vivere. Che diventi veramente un luogo di tutti e per tutti, aperto sempre, pubblico, vivo, con progetti condivisi di arte e cultura.
Nel frattempo… noi… qui fuori… cerchiamo di sopravvivere.
E’ solo amore… irragionevole amore.
#penelopeescesola